c’è dell’altro in danimarca.
cosa?
un buco.
in mezzo?
da qualche parte.
chi l’ha scavato?
c’è da sempre.
a che serve?
ai resti dello scavo, alla terra sul perimetro. al bordo.
a che serve il bordo?
a piantarci i fiori.
Il Teatro inteso come disciplina è la trasmissione più o meno competente di modelli, pratiche, codici del Grande Altro teatrale: educazione civica per la scena. Come ci si comporta in scena? Te lo insegno io. Cosa resta di me? Poco, ma che ti importa? Ci sono il regista, il drammaturgo, l’educatore…In coda, vuoto a perdere, resta la personalità di un attore, quella che “o ce l’hai o non ce l’hai”, il suo fascino, il “quid” che fa la differenza.
Qui non si tratta di un Avere, ma di un Essere. A quell’Essere bisogna avvicinarsi. Come? Girandoci intorno, approssimandosi alla mancanza, lasciandone fiorire i bordi. La tecnica è necessaria, come è indispensabile a un pittore saper fare un ritratto; il passo successivo, il dis-facimento del ritratto, è poesia.
Non occorre la perfezione tecnica per produrre qualcosa di scenicamente efficace, ma una presenza che sia corpo poetico, custode di un segreto.
Da dove cominciamo, per costruirla? Dalla tecnica, naturalmente, trattata con le limitazioni e i vantaggi della distanza obbligata da questi giorni.
Ogni sessione di lavoro avrà una durata di 2 ore. Nelle prima ora: tecnica. Nella successiva: altro. O viceversa.
come partecipare
Si comincia con un solo incontro a settimana, in streaming, ogni mercoledì in orario da definirsi, a partire dal 2 febbraio 2022, data del primo appuntamento.
come
Occorre segnalarsi compilando e inviando il modulo in basso, contenente i propri nome, cognome e numero di telefono. I partecipanti verranno aggiunti al gruppo whatsapp O’Lab, utile per scambiarsi materiali di studio, riflessioni ed eventuali link per appuntamenti in streaming.
note sparse
Siamo prigionieri del desiderio e della narrazione di un altro, che si suppone con la A maiuscola.
Il trucco del potere (il Grande Altro) è far credere che esistano narrazioni più vere di altre, che mi dicano cosa è reale e cosa non lo è.
La pratica teatrale ha un vantaggio, conosce il trucco: il Reale è inconoscibile, la realtà umana è comunque una finzione narrativa.
Il punto è: cosa desidero? Di cosa sono innamorato? Dove, con chi mi sento mobilitato? Quando, per cosa, a che condizioni dimentico di mangiare, di dormire, di occuparmi della nuda vita?
Non si tratta di trovare un presunto “meglio” di se stessi, ma di confrontarsi con le proprie idiosincrasie, rifiuti, resistenze. Dove scavare? Nello scarto, dove sennò?
A teatro (parlo da spettatore) sono attratto dalla parziale incompatibilità fra l’attore/attrice e il ruolo definito dalla scena. Nei casi migliori lo scarto, la differenza, è a netto favore del “resto”. Come a dire: sì, bene…è un Macbeth, un Edipo, una Anna Cappelli, è chiaro; ma c’è dell’altro, non saprei dire cosa, forse non c’entra, ma in effetti sì…continuo a guardare, è un problema…finalmente c’è altro in Danimarca.
curriculum breve | Massimo Finelli Balestra
Laurea specialistica in Sociologia della Conoscenza. Master di secondo livello in “Ideazione, management e marketing di eventi culturali”. Scuola di teatro triennale presso Teatrocontinuo (PD). Seminari e laboratori nell’ambito dell’ ISTA (International School of Theatre Anthropology). Corso di formazione professionale per operatori teatrali presso il Teatro Nuovo (NA). Ha lavorato, come attore, con Societas Raffaello Sanzio (FC), TeatriUniti (Na), Teatro Potlach (Rm), Teatrocontinuo (Pd). A Napoli, tra gli altri, con Massimo Maraviglia, Fortunato Calvino, Angela Di Maso, Carlo Cerciello.
Formatore per attori, con focus sul rapporto corpo/voce. Vocal & Communication Coach in programmi di formazione aziendale con TONDOQUADRO. Formatore teatrale presso Asylum Anteatro Ai Vergini e poi Ex Asilo Filangieri (ora L’Asilo). Tra il 2017 e 2019 ha scritto e diretto “Apoteosi di un imbecille”, riadattato “Anna Cappelli” in un’ inedita rivisitazione corale… vai al curriculum